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Insegnare male la fisica si può: manuale d'uso parte 1

Il presente articolo è stato estratto da un lavoro dei professori Giovanni Vittorio Pallottino e Matilde Vicentini del Dipartimento di Fisica dell’università di Roma “La Sapienza”. Il testo integrale è disponibile sulla rivista “La fisica nella scuola”. La parte da noi pubblicata scaricabile dal sito www.scientificovallo.it, per motivi di spazio comparirà a puntate. Le foto contenute in questo articolo sono state scattate durante i minuti di ricreazione...

 


  • Suggerimenti didattici generali:

Iniziamo col sottolineare che a tale scopo per l’insegnamento della Fisica, come di qualsiasi altra materia scientifica, la metodologia didattica deve consistere sempre nella lezione frontale, possibilmente basata sulla presentazione di un’appropriata serie di trasparenze, preferibilmente assai dense di contenuti. Si può certamente usare anche la lavagna, ma è bene allora riempirla preventivamente, allo scopo di evitare che, durante la scrittura, inevitabilmente lenta, gli allievi possano seguire il testo o i passaggi matematici.

La lezione frontale deve essere priva di interazioni con gli studenti, le cui idee, se fossero esposte, potrebbero portare elementi di confusione all’esposizione lucidamente organizzata dell’insegnante.

Ovviamente sarà permesso agli studenti di porre, al termine della lezione, domande di chiarimento e in tal caso sarà compito dell’insegnante rispondere in modo ambiguo, cioè tale da far dubitare gli studenti della propria intelligenza nel formulare i quesiti. Ancora ovviamente gli studenti dovranno rispondere alle domande scelte dall’insegnante per le interrogazioni e gli esami e sarà importante che tali domande siano il più possibile di tipo nozionistico, evitando accuratamente qualsiasi metariflessione. Per quanto riguarda gli eventuali compiti o esami scritti si proporranno soltanto esercizi e mai problemi concettuali. A tale riguardo, si considera particolarmente pericolosa la nozione di “fisica qualitativa”, perché potrebbe condurre a inaccettabili livelli di comprensione della materia.

I suggerimenti didattici esposti dovrebbero essere sufficienti per trasmettere agli studenti un’immagine della Fisica come una disciplina asettica, austera, rigorosa e soprattutto inutile.

Il prof. Bartoli spiega la Fisica...

 


 

  • La Fisica va rigorosamente suddivisa in parti e in capitoli evitando qualsiasi  collegamento fra essi.


La Fisica Scolastica va attentamente suddivisa nelle seguenti tre parti principali: Meccanica, Termologia ed Elettromagnetismo, ciascuna delle quali è a sua volta suddivisa in capitoli. La Meccanica, per esempio, si articola necessariamente in Cinematica, Statica e Dinamica. La trattazione di ciascun capitolo deve essere necessariamente autoconsistente, in modo che l’allievo trovi in essa tutto ciò che gli occorre in vista delle interrogazioni. E possa, dunque, dimenticare  quanto appreso nei capitoli precedenti in quanto non gli servirebbe a nulla. La ratio di questo indirizzo, di natura rigorosamente didattica, è basata su molteplici esperienze sul campo.


Non vogliamo inserirci, se non brevemente, nel dibattito concernente il livello della trattazione. Cioè se sia più inefficace banalizzare totalmente la materia, sino a svuotarla di qualsiasi reale significato, o invece gestirla a livelli di complessità tali da renderla largamente incomprensibile, e a tal fine la matematica può dare contributi eccellenti (una tortuosa sequenza di passaggi matematici ben calibrati può essere un’ottima scelta).

La strada che noi suggeriamo per l’obiettivo dell’inefficacia complessiva è, però, più articolata. Essa consiste nell’alternare trattazioni banalizzate a trattazioni raffinatissime. Ma sempre giocando sull’aridità, l’astrattezza, la mancanza di cenni al significato fisico e l’assenza di riferimenti al quotidiano, allo scopo di rendere più indigeribile possibile il materiale trattato. Cioè provocare il massimo grado di repulsione da parte della scolaresca.

… la classe V B è in religioso silenzio

 



  • Il lavoro di laboratorio deve seguire ricette preconfezionate.

Precisiamo innanzitutto che le attività di laboratorio sono generalmente sconsigliabili in quanto il loro svolgimento richiede del tempo. E quindi si traducono nel sottrarre tempo prezioso alla presentazione della materia ex-cathedra, con il grave pericolo di non arrivare a completare la trattazione dei Programmi Ministeriali. Nel caso però che si volesse considerare irrinunciabile il laboratorio, e sarebbe comunque una scelta sofferta, occorrerà procedere con estrema cautela. Andranno evitate, in particolare, quelle attività che lasciassero spazi di libertà agli allievi nella scelta degli esperimenti e soprattutto nel loro svolgimento. Il motivo è semplice. La naturale inesperienza dei ragazzi potrebbe condurli a scelte improprie, tali cioè da non condurre a ottenere esattamente i risultati stabiliti nel libro di testo. E questo fatto potrebbe scardinare la loro fiducia nell’insegnante.

La II C piange il loro compagno dopo un’interrogazione di fisica con il prof. Bartoli

 

Sicchè sarà essenziale imporre agli allievi sperimentatori dei protocolli molto rigorosi, da seguire strettamente,  lasciando qualche libertà solo per ciò che riguarda qualche possibile aggiustamento dei dati, allo scopo di garantire l’ottenimento dei risultati previsti. Assai più consona alla nostra impostazione generale, tuttavia, è la proposta di limitare la sperimentazione ad attività di natura puramente dimostrativa, svolte dal Docente o meglio ancora da un apposito incaricato. Queste andranno scelte con accurato riferimento a materiale non trattato a lezione per rendere più sicuramente incomprensibili sia lo svolgimento dell’esperimento che i risultati ottenuti.

La III E subito dopo una piacevole lezione di fisica con il prof. Bartoli

 

Altri elementi di scelta qui suggeriti sono i seguenti: a) dimostrazioni che sicuramente non funzionano, come risultato in precedenti tentativi, con l’obiettivo epistemologico di porre in luce la fallibilità della scienza; b) dimostrazioni che si svolgono con produzione di lampi di luce, scariche elettriche o altri fenomeni particolarmente vistosi, con l’obiettivo di produrre un’immagine della scienza per iniziati, di natura esoterica e con risvolti che in qualche modo evochino la magia. Meglio ancora se tali da evocare sensi di paura. Ricordiamo, infine, che deve essere rigorosamente vietato agli studenti di intervenire con domande o commenti nel corso della dimostrazione, che deve mantenere la forma di un rituale affinché gli spettatori ne rimangano al tempo stesso affascinati e sbalorditi.

A cura di

Paolo Bartoli

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La II C piange il loro compagno dopo un’interrogazione di fisica con il prof. Bartoli

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