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… Che senso abbiamo? ...

Quando si parla di costanti fisiche difficilmente si coglie il loro senso più  profondo, infatti, “ per quanto le costanti di natura siano numeri, non sono “semplicemente” numeri. Sono i codice a barre della realtà fondamentale, i codici numerici che sveleranno i segreti dell’universo … un giorno”.  Una delle ragioni che le rende oggetto di grande interesse è da ricollegarsi al fatto che dal loro  effettivo valore numerico dipende la possibilità della vita nell’universo; inoltre sembra che a volte esse consentano tali possibilità solo per un … “pelo”!

È possibile immaginare mondi in cui le costanti di natura assumono valori leggermente diversi, ma con effetti estremamente mutevoli: se la costante di struttura fine fosse più grande non potrebbero esistere gli atomi, se l’intensità della forza di gravità fosse maggiore le stelle esaurirebbero il loro combustibile molto rapidamente e se l’intensità delle forze nucleari fosse minore non potrebbe esistere la biochimica.  Tutto ciò si traduce in un universo senza vita …  in un mondo senza l’uomo!

E allora,  la nostra esistenza è una coincidenza, è semplicemente il frutto di un fortuito incastro di valori numerici ?  Esistono davvero  le coincidenze?  Il senso comune accetta il principio delle “cose che succedono perché succedono “. La fisica No !

istituto di astrofisica

Inflazione, buchi neri, materia oscura, antimateria, principio antropico …

certe  volte mi chiedo se ci capiamo davvero qualcosa ….

Riflessioni di questo genere hanno portato alla formulazione o al tentativo di formulare un “principio antropico” secondo il quale l’Universo ci avrebbe creati per essere compreso, infatti, ” quello che noi uomini ci aspettiamo di osservare viene strettamente determinato dalle condizioni necessarie alla nostra esistenza come osservatori”  in altre parole : aspetti dell’universo che appaiono improbabili possono essere  interpretati correttamente solo tenendo conto del fatto che alcune proprietà dell’universo sono  “ necessarie” perché esso possa ospitare  osservatori. Oltre all’incastro perfetto delle costanti fisiche, esiste un altro fattore che gioca a favore di questo principio : il tempo!

Ci sono state epoche in cui non avrebbe potuto esserci vita in quanto la temperatura troppo elevata non permetteva l’esistenza degli atomi, ci sono state epoche in cui non c’erano ancora le stelle e ci sarà un tempo in cui tutte le stelle si saranno estinte; non va dimenticato che la vita si fonda su elementi più pesanti dell’idrogeno che vengono  sintetizzati dalle stelle e distribuiti dalle novae e dalle supernovae  e che quindi la produzione di elementi come il carbonio prevede un età dell’universo almeno pari all’età delle stelle! In uno scenario del genere c’è un intervallo privilegiato della storia in cui è più probabile che osservatori comincino ad evolversi e a fare le loro osservazioni.  E allora ? la vita , l’uomo , è semplicemente una fase transitoria di un universo in continua evoluzione o il fine ultimo in base al quale è stato disegnato il progetto  iniziale?

Attualmente le risposte a queste domande si trovano sulla sottile linea di confine che collega scienza e filosofia, varcare o meno quella linea, credere o non credere nel finalismo, vedere nel principio antropico la verità o un modo per l’uomo di riconquistare quel posto al centro dell’universo che aveva perso un po’ di secoli fa … queste sono scelte dettate dalla sensibilità di ognuno di noi, dal proprio bisogno di credere o meno in qualcosa … personalmente non credo che esista una risposta, ma io ringrazio il caso  per averci dato l’opportunità di essere qui  a porci queste domande e la capacità di alzare gli occhi verso il cielo, verso quelle stelle che ci hanno dato la vita e sentirci parte di qualcosa …

Le citazioni in corsivo sono tratte dal libro "I numeri dell'universo" di Barrow


 

Per John Archibald Wheeler (1911 -2008) l’Universo è una specie di circuito che retro - agiscesu se stesso.

Iniziando con il Big Bang (tratto di destra sottile della U), l’Universo si espande (tratto curvo) evolvendo dinamicamente fino a dar luogo (tratto terminale di sinistra della U) ad una sorta di “auto - osservazione partecipante” di se stesso.

 

A cura di

Nunzia Crocamo V B

 

 

 

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Per John Archibald Wheeler (1911 -2008) l’Universo è una specie di circuito che retro - agiscesu se stesso. Iniziando con il Big Bang (tratto di destra sottile della U), l’Universo si espande (tratto curvo) evolvendo dinamicamente fino a dar luogo (tratto terminale di sinistra della U) ad una sorta di “auto - osservazione partecipante” di se stesso.

 

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