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Una vita donata alla ricerca

“Marie Curie è fra tutte le persone celebri,

la sola che la gloria non abbia corrotto”.

cit. (A.Einstein)

 

Maria Sklodowska  nasce a Varsavia nel 1867. Entrambi i genitori erano insegnanti quindi Maria crebbe, insieme al fratello e a tre sorelle, in un ambiente familiare in cui l’istruzione veniva considerata un valore fondamentale. La madre muore ancora giovane, il padre perde la cattedra come docente universitario e trasforma la loro casa in scuola privata. A soli quindici anni consegue il diploma, ma essendo donna non può essere ammessa all’ università polacca. Impartisce ripetizioni di matematica e fisica e con lo stipendio ricavato riesce a mantenere la sorella Bronia trasferitasi in Francia e diventata studentessa di medicina. Maria raggiunge la sorella, ormai laureata, che le finanzia gli studi alla Facoltà di Scienze Naturali della Sorbona, restituendole il favore.

 

Cambia il suo nome in Marie, si laurea in fisica e poi in matematica. Riceveva dal padre appena 40 rubli mensili, vale a dire tre franchi al giorno con i quali doveva pagarsi la camera, i pasti e il vestiario. Per assolvere a questi pagamenti, abolì ogni diversivo che potesse sviarla dal suo programma di lavoro e si organizzò un’esistenza tanto spartana quanto inumana nella quale non era contemplato l’aver freddo o fame. Nel suo programma di vita non aveva lasciato spazio all’amore e al matrimonio e, dominata dalla passione per la scienza, all’età di 26 anni era ancora fortemente attaccata alla propria indipendenza.

 

Conosce però lo scienziato Pierre Curie, che giudicò subito Madamoiselle Sklodowska una persona straordinaria; egli era attratto dalla sua grazia e dalla sua assoluta mancanza di civetteria. Ma ciò che più lo affascinava era il suo coraggio, la sua fierezza e la completa dedizione al lavoro. Pochi mesi dopo le chiese di diventare sua moglie e ci vollero dieci mesi prima che l’ostinata fanciulla potesse accettare l’idea di sposarsi. Come regalo di nozze i novelli sposi ricevettero due biciclette con le quali esplorano le coste della Britannia.

Nel 1898 Marie e Pierre Curie, ispiratisi alle ricerche di Bequerel, scoprirono due nuovi elementi radioattivi che chiamarono polonio e radio. In quattro anni di duro lavoro, svolto in un atelier annesso al laboratorio di fisica della Sorbona, Marie sviluppa un procedimento per l’isolamento del radio ottenendone alcuni milligrammi dalla purificazione di ben sei quintali di pechblenda, il minerale in cui si trova allo stato naturale. Fu un lavoro estenuante, eseguito senza precauzioni in quanto allora mancava la consapevolezza che si trattava di materiale contaminante. Non brevettarono il metodo di estrazione: volevano che tutti potessero produrre liberamente il radio per il bene dell'umanità in quanto le radiazioni emanate posseggono proprietà terapeutiche.

Nel 1903, ottenne il Premio Nobel per la fisica, insieme a Pierre e Henri Bequerel, per la scoperta e l’analisi della radioattività naturale. Purtroppo Pierre non riuscì a godersi il premio: il 19 aprile 1906 viene travolto e ucciso da un carro a Parigi mentre sta tornando a casa dall'università cui era stato assunto.Per alcuni anni, infatti, Marie racconterà in un diario personale, in un immaginario colloquio con il marito, le difficoltà nel ricoprire un ruolo importante, non solo da punto di vista scientifico ma anche sociale, senza il supporto dell'adorato compagno. Il dolore per la perdita non ferma l'attività scientifica di Marie. Nel 1910 riesce a isolare il radio sotto forma di metallo, e renderlo più facilmente lavorabile: per questo, nel 1911, riceve il suo secondo premio Nobel, questa volta per la chimica.

Fu la prima persona a vincere due premi Nobel ed è l’unica donna! Nel 1914, allo scoppio della prima guerra mondiale, sospese le ricerche di laboratorio, per organizzare il servizio radiologico per l'esercito. Marie allestì delle vetture dotate di apparecchi a raggi X (Petit Curie) e spesso le scortò personalmente al fronte, accompagnata dalla figlia Irene. La sua salute risentì molto del lavoro di ricerca che l’aveva esposta per lunghi anni alle sostanze radioattive; fu colpita da una grave forma di anemia aplastica, malattia contratta a causa della lunga esposizione alle radiazioni di cui, all’epoca, si ignorava la pericolosità. Il 20 aprile 1995 i resti di Pierre e Marie Curie sono trasportati con tutti gli onori al Panthéon di Parigi (ove riposano accanto alle spoglie di Voltaire e Victor Hugo) che contiene le tombe degli uomini e delle donne che hanno fatto la storia di Francia e, in questo caso, che hanno cambiato la Storia non solo per le loro scoperte scientifiche, ma anche per il loro esempio di una vita straordinaria.

Fino alla sua morte, il laboratorio rimase il centro della vita di Marie Curie, la cui figura vienespesso ricordata come quella di una delle prime donne scienziato. Le vicende personali della sua vita, fortemente intrecciate con le ricerche scientifiche, hanno contribuito a creare intorno a lei un’aura di eroina romantica. A distanza di un secolo dal suo secondo premio Nobel, Marie Curie è un esempio ancora vivido di caparbietà e passione per il proprio lavoro, ma anche di completezza come persona e come donna: moglie, madre e scienziata allo stesso tempo, racconta alle donne di oggi e domani, ma anche agli uomini, di come la capacità e la forza delle proprie idee possano superare barriere sociali, geografiche ed economiche. Ancora oggi tutti gli appunti di laboratorio presi da Marie Curie a partire dal 1890, anche i suoi ricettari di cucina, sono considerati pericolosi a causa della loro esposizione alla radioattività; sono conservati in apposite scatole piombate e chiunque voglia consultarli deve indossare abiti di protezione.

A cura di

Josephine Fierro 3 H

Luciano Palladino 3 I

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