L’Universo della Poesia

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Categoria: la letteratura
Pubblicato Giovedì, 28 Luglio 2011 18:50
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Alla luna sorgente

[Goethe]

Vuoi così presto lasciarmi?

Un momento fa eri tanto vicina!

Masse di nuvole ti adombrano

E ora sei sparita.

Ma senti come sono desolato,

spunta il tuo orlo, come una stel la!

Mi attesti che sono amato,

per lontana che sia la mia bella.

Sali, dunque! Astro sempre più chiaro,

orbita pura, luce fastosa!

Anche se il cuore afflitto batte sempre più rapido,

la notte trabocca di gioia.

 

Scritta in agosto 1828

a Dornburg

 


HAIKU

L’haiku è l’anima del Giappone. La sua semplicità rispecchia la mentalità nipponica. Tre versi, 17 sillabe (5/7/5); una semplicità solo di struttura, non di contenuto. La realtà accoglie una profondità misteriosa anche nelle piccole cose e l’haiku scava in questa profondità. Non sintetizza una marea di impressioni, ma traduce quel momento e quella impressione, nell’immediatezza dell’attimo.

Ogni lettore può interpretare l’haiku che riceve...

Leggo un haiku di Basho (1644-1694) e vengo raggiunto dalla solitudine immensa di un’isola, di notte.

Un tremolio d’ansia agita l’anima aperta dinanzi al mare impetuoso...la salvezza è nel cielo, nel candore rassicurante della via lattea.

I versi:

Mare selvaggio

E sull’isola di Sado

La via lattea


Federico Garcia Lorca, grande poeta iberico, ha tratto spesso ispirazione dal cielo stellato per la composizione delle sue liriche.

In questa rubrica vogliamo ricordarne alcune tratte dalla raccolta Notte, il cui sottotitolo (Suite per pianoforte e voce commossa) ci suggerisce la maniera di leggerle: sediamoci sulla nostra poltrona e immaginiamo che le note di un piano accarezzino la voce,  a noi cara, che ci sussurra  i versi...

 

Cantuccio del cielo

La stella

vecchia

chiude i suoi occhi foschi.

La stella

nuova

vuole tingere d’azzurro

l’ombra.

(sui pini del monte

ci sono le lucciole)

 

 

Totale

La mano della brezza

accarezza la guancia dello spazio

una volta

e un’altra ancora.

 

Le stelle socchiudono

le palpebre azzurre

una volta

e un’altra ancora.

A cura di

Paolo Bartoli

 

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