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Magnetismo: dall’antica Roma alla psicanalisi

Magnetismo: un viaggio guidato dall’antica Grecia alla moderna Salerno”, è il titolo della conferenza tenutasi a Salerno il 9 ottobre e a cui, il nostro gruppo, ha avuto modo di partecipare. In compagnia, e, soprattutto, sotto la guida, del professore Dieter Vollhardt abbiamo avuto occasione di compiere un interessantissimo viaggio nella storia del magnetismo, che ci ha permesso di comprendere come tale proprietà di alcuni, particolari, metalli, sia stata sfruttata nel corso dei secoli per gli scopi più disparati … ed è proprio su questo “insolito” utilizzo delle proprietà magnetiche che ci soffermeremo in questo articolo …


 

Il magnetismo è un fenomeno noto agli uomini già da migliaia di anni. Sebbene, infatti, non esistano prove concrete, si ritiene che esso fosse conosciuto dai cinesi già 3000 anni fa. Tuttavia, le prime prove della sua esistenza le troviamo in alcuni scritti greci, nei quali si parla, oltre che della magnetite, anche di Magnesia, una regione posta a confine fra la Grecia e la Turchia, che diede il nome a tale fenomeno. Il primo esperimento di cui abbiamo notizie certe è descritto da Lucrezio nel suo “De Rerum Natura”. Qui il poeta ci parla di 5 anellini , che sotto l’influsso di un magnete, si attaccano l’uno all’altro formando una catenella.

I Romani conoscevano già da tempo le linee del campo magnetico che si formano avvicinando il ferro o la peritite ad un magnete e utilizzavamo i fenomeni magnetici per scopi curativi. Infatti, grazie a dei semplici magneti, essi curavano malattie come la gotta o i reumatismi e addirittura li utilizzavano per impedire la caduta dei capelli!!! Ma questo non è tutto! Infatti quando nel 1290 Pierre Pelerin de Maricourt scoprì che la magnetite sferica aveva dei poli, essi vennero utilizzati per attrarre l’amore: dal momento che i poli opposti si attraggono, secondo l’interazione polo Sud – polo Nord, lo stesso poteva essere sfruttato in amore, considerando l’interazione polo Uomo – Polo Donna … più o meno … è  la stessa cosa!!!

Da Mesmer, in poi, i magneti vennero utilizzati per scopi più interessanti. Secondo Mesmer il corpo umano conteneva un liquido magnetico che aveva un impatto sul corpo e le malattie, il cosiddetto magnetismo animale. Mesmer per curare le parti doloranti, si serviva di una tazza d’acqua con ferro, vetri e magneti, e facendo appoggiare il ferro sulle parti doloranti era in grado di curare le convulsioni. In seguito capì che non aveva bisogno dei magneti nella tazza ma che poteva riuscirci anche soltanto con le mani. Infatti, semplicemente muovendo le mani, riusciva a far cadere i pazienti, per lo più giovani donne, in un sonno magnetico. Nacque così l’ipnosi. Il suo lavoro fu di ispirazione anche per Edgar Allan Poe, che fu tanto affascinato da questi studi, che dedicò uno dei suoi racconti a quello che lui definì il mesmerismo, termine che in inglese significa “affascinato sotto il potere di qualcuno” (Per saperne di più, vedi box: “ La verità sulla vicenda del Signor Valdemar”).

Da Mesmer in poi la storia dell’ipnosi proseguì, anche se con non poche difficoltà, in quanto molti delle illustri figure dell’epoca guardavano all’ipnosi con una sorta di diffidenza. Grazie a Puysegur, tuttavia, l’ipnosi fece un piccolo passo avanti, in quanto egli capì che le terapie magnetiche intraprese da Mesmer non si poggiavano in realtà su fenomeni di natura fisica, come riteneva il suo maestro,  ma avevano natura psicologica. Questa scoperta permise, nel 1880 a Charcot di servirsi dell’ipnosi  per la sue terapie sulla nevrosi, in quanto scoprì che nello stato ipnotico è possibile ritrovare degli stati isterici. Continuando ad analizzare questi  studi alla ricerca dell’esperienza ch

chiave che portava un soggetto ad assumere determinati comportamenti, Freud portò l’ipnosi al suo punto di massimo splendore, dando vita alla moderna psicanalisi. Così, mentre con Puysegar il legame fra l’ipnosi e il fenomeno fisico del magnetismo era stato reciso, con Freud si dimostrò che partendo dallo studio di un fenomeno prettamente fisico si era giunti poi ad una delle scoperte più elevate nel campo della medicina, la psicanalisi, e di come in realtà la scienza non fosse solcata da profonde divisioni al suo interno fra le varie discipline, ma fosse in realtà un  tutt’uno ed anche di come fra due discipline, che possono sembrare completamente diverse fra di loro, possa esistere, invece, una profonda correlazione.


 

La verità sulla vicenda del Signor Valdemar

L’opera di Mesmer influenzò notevolmente il noto scrittore del terrore Edgar Allan Poe, che alla sua “arte” dedicò uno dei suoi racconti : “La verità sulla vicenda del Signor Valdemar”. In questo racconto Poe ci narra del tentativo di stabilire se fosse possibile ritardare l’approssimarsi della morte con il processo mesmerico. Per poter effettuare questa sorta di esperimento venne scelto il signor Valdemar, che fu ben lieto di far da cavia dal momento che, ammalato di tubercolosi, era ormai prossimo alla morte. I dottori, infatti, gli avevano dato soltanto un altro giorno di vita! Verso sera,  cominciarono i tentativi di ipnotizzare il povero signor Valdemar, ma vi riuscirono soltanto verso le undici. Una volta assicuratisi che il paziente fosse completamente sotto l’influsso mesmerico, fu lasciato “riposare” fino alle tre del mattino. A quell’ora cominciarono a rivolgergli le prime domande: gli chiesero se dormisse e se sentisse ancora dolore.  Il paziente rispose che si, stava dormendo, e che non avvertiva nessun dolore in quanto stava per morire. Dopo alcune ore, gli controllarono di nuovo il polso e il respiro e gli chiesero se stesse ancora dormendo. Al che, le palpebre si aprirono; le pupille si spostarono verso l’alto; la pelle assunse un colore cadaverico … Non c’era più alcun segno di vita sul suo volto: il signor Valdemar era morto! All’improvviso, però, vi fu un violento vibrare della lingua, al termine del quale una voce orribile uscì dalla bocca senza vita del paziente, che rispose alla domanda che gli era stata rivolta pochi minuti prima dicendo che dormiva, ma ora era morto. Da quel giorno, per sette mesi, continuarono ad andare a far visita al signor Valdemar che giaceva sempre sotto l’influsso mesmerico, finché un venerdì, decisero di tentare di svegliarlo. I primi tentativi furono del tutto vani. Poi, un primo indizio di risveglio fu una parziale discesa delle iridi accompagnata da un’ abbondante fuoriuscita di un “umore giallastro” da sotto le palpebre, dall’odore disgustoso. Prima che il paziente si risvegliasse completamente, gli chiesero quali fossero i suoi sentimenti al momento, e il signor Valdemar cominciò ad urlare di addormentarlo, svegliarlo, perchè era morto. E proprio mentre la parola morto usciva dalle sue labbra, il risveglio fu completo. Il corpo si restrinse e si sgretolò completamente, lasciando sul letto una massa quasi liquida di disgustoso repellente putridume.

Questa è, in sintesi, la vera storia del Signor Valdemar che dimostra come Poe, profondamente ammaliato da tale fenomeno, fosse stato in grado di trasformare le pratiche mesmeriche in un vero e proprio “racconto d’incubo”. Per chi fosse interessato ad altre letture di questo genere, consigliamo di leggere  “Rivelazione mesmerica”, un altro racconto di Poe dedicato a questo affascinante argomento!!!

 

A cura di

Giovanna Iacovazzo V B

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