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Inverno 2009

Protagonista indiscusso delle nostre prime osservazioni è stato sicuramente Giove che concedendosi facilmente ai nostri obiettivi ci ha permesso di intraprendere le prime importanti esperienze da astrofili. Un po’ più capricciosa è stata Venere alla quale, però, va riconosciuto il merito di averci introdotto nel mondo dell’astronomia vera e propria: bellissime sono state le congiunzioni che hanno visto per protagonista questo pianeta, come anche l’indimenticabile occultazione da parte della Luna. Meno fortunato è stato il secondo periodo di attività, nel quale le avverse condizioni metereologiche hanno notevolmente rallentato il nostro lavoro impedendoci anche di ammirare la cometa Lulin.  Tuttavia le poche osservazioni condotte non hanno riservato minori sorprese.

In  un breve lasso di tempo il cielo notturno si è completamente “ rinnovato” dandoci l’opportunità di condurre nuovi tipi di esperienze: la zona sud-ovest della volta celeste è stata completamente occupata dalla costellazione di Orione , che, oltre a Betelgeuse di cui abbiamo già parlato nel primo numero della rivista ,offre altri emozionanti spettacoli come: Rigel (vedi pag. 10) una stella doppia che abbiamo tentato di risolvere e la nebulosa M42 (la nebulosa più luminosa del cielo) facilmente individuabile, anche ad occhio nudo o con un semplice binocolo, al di sotto delle tre stelle della cintura di Orione.

Un punto di riferimento per le nostre attività, almeno in un primo momento, è stata Venere, ma le migliori condizioni d’osservabilità, rispetto ai mesi precedenti, ci hanno permesso di cogliere alcune caratteristiche, che fino ad ora non eravamo riusciti a osservare. Trattandosi di un pianeta interno, posto fra il Sole e la Terra, Venere presenta delle fasi simili a quelle lunari, cioè la  superficie osservabile dalla Terra appare parzialmente o totalmente illuminata oppure del tutto oscura, a seconda della posizione relativa Terra-Sole-Venere.  In una serata particolarmente fortunata riuscimmo a osservare nella stessa porzione di cielo sia una falce di Luna sia una di Venere, cosi vicini e simili da sembrare, quasi, un doppio sorriso … a metà del mese di marzo, un alto pianeta si è affacciato al nostro cielo arricchendo di un altro puntino luminoso la volta celeste: questo pianeta è Saturno.

Molto spesso, capita di rimanere delusi o comunque non soddisfatti da un’ osservazione perché quello che si osserva con il telescopio non è molto diverso da ciò che si riesce a vedere ad occhio nudo, però, ci sono cose che non riescono a non sorprendere … una di queste è Saturno ( per maggiori informazioni vedi pag 9 ), che con i suoi anelli  disegna nel cielo una forma insolita e unica da non sembrare reale.

Oltre  l’oggetto delle nostre osservazioni è importante descrivere, anche, il modo con cui  questo si individua nel cielo, infatti, individuare un corpo celeste mai osservato prima non è facile. Informazioni necessarie sono: la posizione nel cielo e l’orario di visibilità, ma spesso queste informazioni non sono disponibili. Un’ alternativa può essere  affidarsi al telescopio, che, se correttamente allineato, è in grado di individuare autonomamente gli oggetti celesti …

Indispensabile, tuttavia, rimane l’intuito e un pizzico di fortuna: la sera in cui osservammo Saturno per la prima volta, il telescopio non era allineato e le nostre informazioni su questo pianeta erano poche ad esempio non sapevamo a che ora il nuovo pianeta si sarebbe presentato o se fosse visibile dalla nostra postazione. Un fattore limitante per le nostre osservazioni ,infatti,  almeno quelle condotte dalla torre di Novi Velia, è sicuramente il monte Gelbison, il quale copre gran parte dell’orizzonte in direzione est. Quella sera, verso le sette e trenta, un piccolo baluginio, diametralmente opposto alla posizione di Venere, che cominciava a tramontare ad ovest sul mare, apparve al di sopra del profilo ormai scuro del Monte Sacro. Non aveva lo scintillio …

Pochi istanti dopo, grazie alla conferma visiva offertaci dal telescopio, facemmo la conoscenza di Saturno, accompagnati da tutta l’emozione che solo lo stupore inatteso, unito all’ebbrezza di una nuova scoperta, può regalare!

A cura di

Nunzia Crocamo

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