Impressioni di lettura

Pubblico con grande onore e soddisfazione le “Impressioni di lettura” del mio libro “…fino a Betelgeuse” scritte dal Prof. Antonio De Vita, Dirigente Scolastico del Liceo Scientifico di Vallo della Lucania fino al 2009.

Non è ella forse aggradevol cosa l’esercitare l’intelletto nella contemplazione dei grandi spettacoli della natura? Non è egli utile altresì il sapere almeno sopra che cosa noi camminiamo, qual posto occupiamo in mezzo all’Infinito; che cosa è questo Sole, i cui raggi benefici suscitarono e conservano la vita sulla terra, quale è il cielo che ci circonda, e che nome e che relazioni tra loro hanno le numerose stelle che nell’oscura notte diffondono nello spazio la loro luce tranquilla e silenziosa?” Orbene, questa conoscenza elementare dell’universo, senza cui noi vegeteremmo, a guisa di piante, in una apatica ignoranza delle cause di cui subiamo perpetuamente gli effetti, noi possiamo acquistarla, non solo con lieve fatica, ma anzi con un piacere sempre crescente.”

 da “ Astronomia popolare” di Camille Flammarion

“Tutte le sere, quando si apre il sipario della notte, nel cielo nero si accendono le stelle e inizia lo spettacolo che da millenni mette in scena storie in cui si muovono eroi dotati di superpoteri, mostri e ibridi di fantascienza, fanciulle più divine che terrestri: tutti impegnati in un repertorio d’amori e d’avventure ai confini della realtà”

 da “ Notte di stelle” di Margherita Hack

La storia d’amore raccontata in questo libriccino è fatta di frasi interrotte, emozioni, silenzi, luccichii di ricordi e, oserei aggiungere alle parole dell’autore, di frammenti di stelle. L’originale distribuzione dei momenti “lirici” di questa storia si articola in quadri e intermezzi, chiusi fra un prologo e un epilogo e accompagnati da illuminanti note esplicative a carattere scientifico e letterario, che consentono l’accesso a un livello di lettura più profondo e intensamente evocativo.

Il prof. Paolo Bartoli, non è nuovo a questi “esercizi” di scrittura lirica e scientifica, maturata e vissuta nei suoi itinerari di ricerca, di studio e di attività didattica svolta presso il Liceo scientifico “Leonardo da Vinci” di Vallo della Lucania, insieme con la sua “equipe” di studenti entusiasti del loro docente “innamorato delle stelle”.

Testimonianza straordinaria del suo impegno di ricercatore e di docente rimangono i suoi due precedenti lavori, scritti insieme con i suoi alunni : “Semplicemente l’inizio…”, Palladio Editrice (SA), 2006, e “La favola di Ambra”, Palladio Editrice (SA), 2009, libri nei quali il prof. Bartoli discute per i giovani e con i giovani di argomenti complessi (di astronomia, di fisica, di relatività, di spazio, di tempo) con leggerezza e con toni incantati come di chi non finisce mai di stupirsi di fronte al mistero dell’universo e al miracolo della vita, dell’energia-spirito che pervade tutta la materia. Al di là degli indiscutibili pregi di qualificata divulgazione scientifica, questi due agili volumetti inverano ed esemplificano quella definizione dell’insegnamento che ne fa, oltre che una scienza, un’arte, attraverso un processo di personale e originale rielaborazione creativa.

In questo suo ultimo lavoro, il prof. Bartoli ritorna a “riveder le stelle”, che ardono (d’amore) nel cielo e che, come gli “umani”, scandiscono, con i loro bagliori, il ritmo della loro vicenda cosmica fatta di pulsioni, di sentimenti, di sogni impossibili. Solo nelle note che accompagnano i testi l’autore ritorna “scienziato”; nel racconto, invece, egli fa parlare la sua anima, che si schiude e si incanta di fronte al miracolo della natura attraverso immagini delicate, folgorazioni improvvise, fremiti e battiti d’ali.

Tale è la grandiosità del cosmo, l’incommensurabile infinito fluire delle stelle e delle galassie che solo la poesia è capace di offrirci un segno, una suggestione, un’emozione, non certamente descrivibile con una formula matematica. L’autore ci accompagna, con la sua sensibilità, in una sorta di giardino incantato, delicatamente accarezza fiori e piante, liberando essenze che si diffondono nell’aria.

Lo spirito evocativo dei versi coglie nei colori della natura tutta la gamma dei sentimenti umani e nelle reazioni chimico-fisiche della materia riporta alla luce la tensione dello spirito che, come nella filosofia di Schelling, vive la sua odissea prima di approdare cosciente nell’uomo. Ogni fenomeno fisico, chimico, elettromagnetico è visto come il linguaggio elementare e naturale del cosmo che si fa sentimento, amore, passione, pulsione gioia, dolore .

Le due storie d’amore impossibile descritte, la prima sul piano astrale (fra Antares della costellazione dello Scorpione e Betelgeuse della costellazione di Orione) e la seconda su quello terreno, si incontrano e si fondono in un magico e misterioso gioco di allegorie, di analogie, di metafore, di folgorazioni di messaggi arcani, letti e interpretati attraverso rimandi mitologici tratti anche dalla tradizione giapponese che, nell’esemplificazione del racconto della stella polare, sembra non essere da meno di quella greca. Come già nei due precedenti lavori citati, il prof. Bartoli filtra la descrizione dei fenomeni astrali attraverso la filosofia e la cultura orientale, cogliendo, nella tradizione letteraria giapponese, di cui è profondo conoscitore, il fascino, la raffinatezza, l’eleganza e la musicalità della lingua, che sembra ben esprimere l’armonia e il ritmo del cosmo.

Non a caso nelle note egli chiarisce di essersi ispirato a uno dei capolavori della letteratura mondiale, rappresentato da “Il racconto di Genji” della scrittrice e poetessa giapponese Murasaki Shikibu, recentemente indicato da Pietro Citati, in una recensione apparsa sul Corriere della Sera, come primo esempio di romanzo psicologico e come uno dei libri più belli e complessi, nel quale “avanza la nostalgia, lo strazio, le lacrime che bagnano le vaste maniche dei chimoni, e soprattutto l’immensa Malinconia, il cui nome viene ripetuto incessantemente, come se fosse l’unica sostanza del mondo immaginario e reale”.

E la malinconia è la chiave di lettura di queste “liriche”: malinconia che scaturisce dalla consapevolezza che tutto finisce e che anche i sogni più belli sono destinati a svanire nel nulla. Ma questo scolorire delle cose nell’eterno fluire del tempo non è altro che un momento preparatorio di una rinnovata primavera di colori e di luce.

Non sfiorisce forse il ciliegio? E se non fosse destinato a sfiorire, ci sembrerebbe così bello? La percezione del trascorrere dell’attimo non ci rende indispensabile e unico ogni respiro?”

Quadro ottavo

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Recensione “Semplicemente l’inizio passeggiata tra fisica ed altro”

E’ la recensione del mio primo libro. E’ stata scritta da Michele Nigro ed è stata pubblicata sulla rivista letteraria trimestrale “Nugae” n° 15 del 2007.

La Scienza può essere raccontata?

C’è stato un tempo – alcuni secoli prima dei viaggi spaziali e di internet – in cui Scienza e Letteratura costituivano un nucleo quasi inscindibile. Era impensabile affrontare l’esposizione delle proprie scoperte, dinanzi a una società civile non ancora abituata alla quantità di liberi dati di cui disponiamo oggi e ai sovrani che spesso finanziavano le imprese scientifiche per aumentare il prestigio della corona, senza il supporto di una buona narrazione dei fatti e facendo a meno di quelle capacità retoriche, tanto ricercate in un vero uomo di scienze. Molte delle principali scoperte e ricerche compiute durante la storia scientifica dell’umanità, infatti, sono legate alla pubblicazione di testi che il più delle volte rasentano una forma quasi romanzesca, piuttosto che essere una pedante e rigorosa dissertazione scientifica fatta di concetti contorti e formule inespugnabili. Alcuni esempi autorevoli: la trilogia sulla vita degli insetti di Maeterlinck (pur nascendo poeta e drammaturgo); il “Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo” di Galileo Galilei; “ L’origine delle specie” di Charles Darwin…ecc. Questi insigni scienziati, forse, devono il loro “successo” non tanto a quella loro originale visione intuitiva che li ha spinti a intraprendere lunghe e solitarie sperimentazioni, quanto piuttosto alle capacità espositive e narrative con cui hanno raccontato al mondo il proprio pensiero.

Tuttavia, partendo dal Medioevo e utilizzando le forme embrionali del trivio e del quadrivio, si è giunti all’attuale dannosa dicotomia tra Scienza e Letteratura e alla irreversibile separazione, a livello universitario, tra facoltà umanistiche e facoltà scientifiche. Una scelta maturata nel tempo e resa necessaria dalla comprensibile vastità del sapere umano, ma che ha creato anche una sottile diffidenza tra gli “appartenenti alle due fazioni”.

Non la pensa così – e non è il solo – Paolo Helios Bartoli, autore del libro intitolato “Semplicemente l’inizio…passeggiata tra fisica ed altro” (Palladio Editrice).

Insegnante di Matematica e Fisica presso il Liceo Scientifico “Leonardo da Vinci”  di Vallo della Lucania, scrittore e divulgatore, Bartoli ha scelto il proprio ambiente di lavoro – la scuola – per compiere un’insolita sperimentazione in vista di una intelligente riappacificazione fra Scienza e Letteratura.

Anche se in alcuni momenti il Fisico prende il sopravvento sul Narratore, Bartoli riesce tranquillamente a portarci per mano, come se si trattasse di un normale romanzo suddiviso in capitoli e con tanto di trama, attraverso le più avvincenti tematiche della fisica moderna senza per questo resuscitare antichi spauracchi scolastici in chi legge. Sarebbe troppo facile, però, etichettarlo tra i cosiddetti “libri per ragazzi” anche se è principalmente rivolto a loro… Si tratta, in verità, di un libro per tutti: un modo simpatico e a tratti fiabesco per avvicinare le nuove generazioni a una scienza affascinante e un modo per suggellare finalmente la pace tra gli adulti che non frequentano più i banchi di scuola e le odiate “materie scientifiche” che ancora frequentano i loro peggiori incubi!

Fin qui tutto normale: l’opera di Bartoli, in ultima analisi,  potrebbe essere classificata tra i libri di divulgazione scientifica (con buona pace di Piero Angela e figlio!) pur essendo dotato di una sapiente dose favolistica in grado di addolcire argomenti a volte spinosi e di non facile approccio… Ma sarebbe, anche questa, una definizione incompleta.

L’originalità di questo libro è racchiusa nelle dosate e, almeno per chi scrive, inconsuete ed esotiche sfumature filosofiche con cui umanizzare ulteriormente una branca dello scibile per troppo tempo definita ingiustamente “fredda” e “arida”.

Scrive l’autore: La trattazione degli argomenti di fisica è svolta effettuando paralleli con alcune idee filosofiche e religiose proprie della cultura orientale… La connessione tra il pensiero dei popoli asiatici e la fisica moderna è ben nota… in queste pagine si è voluto, semplicemente, utilizzare il fascino di queste analogie per “catturare” l’attenzione degli studenti… Camminando su sentieri che scivolano fra fisica, induismo, buddismo e taoismo, si vuole evidenziare a forti tinte che non esiste contrasto tra scienza e religiosità”.

E siamo sicuri che l’esempio contenuto nel libro di Paolo Bartoli sarà imitato anche da altri insegnanti e divulgatori.

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